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Pelmo - salita dalla cengia di Grohmann

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Non avevamo dubbi sul fatto che il Guru ci avrebbe "portato" sul Pelmo, ma sul come, fu una bellissima sorpresa: perchè salire da dove salgono tutti? Noi non siamo "tutti", noi siamo noi e perciò vada per la cengia di Grohmann e solo in discesa quella di Ball. Stupendo,stupendo,stupendo!!

Partiamo dalla Forcella Staulanza, sono le sei di mattina e fa una freddo birichino. E' settembre e contiamo molto sul fatto che il nostro "stellone" non ci ha mai tradito...peccato che dopo un'ora  circa, comincia a cadere qualcosa di ghiacciato: è neve!! Non so cosa ci ha spinto a proseguire, ma...ormai ci eravamo alzati e così cercando gli sguardi uno dell'altro, abbiamo proseguito facendo finta di niente. Dio se abbiamo fatto bene!!! All'altezza del ghiaione tra Pelmo e Pelmetto la neve è già un ricordo e i primi squarci di cielo cominciano a farsi strada fra le nubi. Su, dritti verso la Fessura appena fuori dai mughi iniziano le prime ghiaie, poi un primo salto di roccia, quindi il ghiaione vero e proprio.Cercando di stare sulla destra, approfittando delle roccette che affiorano qua e là, raggiungiamo con fatica un ultimo salto di roccia da fare con un pò di attenzione e infine a circa 50 metri dalla forcella ci spostiamo decisamente a destra per quella che dovrebbe essere l'inizio della cengia. C'è ancora chi giura di aver sentito il rumore del vento che attraverso la forcella poco più in alto faceva: forc, forc!! L'inizio comunque, è di quelli che ti tolgono il fiato; sembra impossibile che quella ghiaia e con quella pendenza possano reggere il peso di un corpo che non sia quello di un camoscio, invece...man mano che si avanza la cengia diventa sentiero per poi ridiventare cengia e trasformarsi in alcuni punti in una vera e propria ...autostrada. Passiamo proprio sotto il paretone giallo che dire immenso è poco, poi finalmente raggiungiamo il sole proprio quando la cengia compie una brusca virata allontanandosi dal ghiaione appena salito e avvicinandosi velocemente verso il punto chiave della cengia di Grohmann: lo scavalcamento del secondo spigolo che dal basso sembra interrompere completamente la pur esile cengia. In realtà la cengia ghiaiosa è larga un buon mezzo metro, dopotutto è come girare l'angolo di casa lungo il marciapiede, peccato che tutt'attorno ci sia il nulla ...o un pò di prato qualche centinaio di metri più in basso. Decisamente...adrenalinico!! Passato quello, la cengia prosegue sempre molto inclinata, da affrontare con attenzione ma decisamente divertente. In breve si arriva all'interno del "Caregon", immenso, bellissimo ma ancora tutto da salire. Unica consolazione è che da lì si comincia a vedere la cima (foto 1). A circa 100 metri dalla vetta, mega terrazzone (foto 2), con vista sulla fessura (foto 3) proprio sopra il paretone giallo che prima vedevamo dal basso. Sosta obbligata per foto e riprese e poi ultimo sforzo per arrivare in cima.Stupenda l'ultima cresta prima della croce: da una parte il Caregon, dall'altra i mille metri che si affacciano sul ghiaione della Val D'Arcia. Giusto il tempo di cambiarci la maglietta impregnata di sudore, fare qualche foto e mandare giù un pò di zuccheri, poi giù più veloci della luce, fino a quando non si inizia la cengia di Ball, con il passo del Gatto ma non solo; anche la parte finale non scherza tanto che a tutti è venuto da dire: -Meno male che non piove!!-(foto 4). Il rifugio Venezia, sempre troppo affollato, ha significato praticamente la fine del giro per cui dopo l'immancabile pinta di birra, siamo ripartiti velocemente; dopo tanto silenzio, il rumore della civiltà ci dava proprio sui nervi.

 

Il Pelmo. La fessura. I cengioni. La cengia di Ball. Il passo del gatto. Il passo del gatto. Il passo del gatto. Porca miseria quanto mi ha rotto il passo del gatto e la sua leggenda. Quante volte mi sono sentito dire: Il Pelmo?  Stupendo, ma per salirci c’è quel passo del gatto che……!?!?!? E così per anni e anni quel passaggio me lo sono sognato, anche due notti consecutive e ogni volta era più difficile, più inaffrontabile e più pericoloso. Quante ne ho sentite, da tutti, magari anche da quelli che non c’erano mai stati, ma che avevano sentito dire da un loro amico che……!?!?!?!? E più passavano gli anni e più cresceva in me la frustrazione di essere lì a due passi e non avere la forza, il coraggio, l’incoscienza o semplicemente la possibilità di confrontarmi con la montagna più alta di Zoldo.

Ci sono voluti quasi venti anni perché ciò potesse accadere, come al solito grazie al Guru e come al solito non come fan tutti, ma salendo dalla cengia di Grohmann e scendendo dalla cengia di Ball, affrontando finalmente quel cazzo di passo del gatto; da quel giorno non ho più sognato gatti!!!

                                g.f.

 

 

 

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