La vita nei tabià di ZOLDO (BL)

Gli arnesi da lavoro: Tutti gli attrezzi mostrati sono rigorosamente costruiti solo con incastri di precisione nel legno. Non vengono mai utilizzati i chiodi di ferro che per vari motivi (es. ruggine) potrebbero danneggiare la tenuta dei componenti costituenti l' attrezzo stesso.

Per rendere migliore la comprensione abbiamo inserito dei files vocali cliccabili sulla parola.


01a_sala.Come si può vedere nelle due foto intitolate "sala" si intravvede l'incavo effettuato con la thapeta da saloin

01b_sala_particolare

01_thapeta_da saloin. Questo attrezzo serviva per incavare i tronchi di larice tagliati a metà (per il lungo) onde ricavarne una grondaia di legno. Inoltre serviva per creare "thambre e thocoi" : thambra era uno zoccolo di legno che serviva per lavorare nella stalla (mungere le mucche dargli il fieno e pulire la stalla, simile agli zoccoli olandesi) thocoi erano degli zoccoli di legno, non a caso a Coi di Zoldo Alto esiste la "piatha dei thocoi"

02_thapeta_da saloin

03_attrezzi_per incavare_legno In abbinamento alla thapeta da saloin, gli attrezzi per incavare il legno si usavano per rifinire la lavorazione.

04_bethain_squara_thota.Quì abbiamo a partire da destra una "squara thota" in italiano squadra falsa, due scalpelli per incastri (bethain) da 13 a 14 mm. e a sinistra la "sgubia" quella arrotondata per incavare il legno.

06_manarin da_scandole. Serviva per creare le tegole di larice per coprire i tetti. da un tronco di larice lungo da 50 a 70 cm circa si ricavavano le tegole tagliandole in verticale secondo la venatura del tronco. Le più lunghe erano veloci e pratiche da installare, ma esteticamente si presentavano meno uniformi delle corte che però richiedevano più impegno. In casi particolari si installava la scandoletta, molto precisa liscia e duratura, si vede ancora sul campanile di Mareson. Vedi http://www.residence-panorama.net/ cam
Purtroppo è una tecnica di lavorazione conosciuta da pochi e pertanto in via di abbandono.

07_manarin_da _scandole

08_manarin_da taią_mugole. Si usava per estirpare il pino mugo per fare posto al prato per il fieno. Con la punta si metteva in luce la radice del pino che poi veniva tagliata con la lama.
Anche questo attrezzo veniva costruito nelle forgie dei vari paesi di Zoldo. Non a caso i 2 comuni della valle si chiamano Forno e Fusine

09_manarin_da taią_mugole. Si usava per estirpare il pino mugo per fare posto al prato per fare fieno. Con la punta si metteva in luce la radice che poi veniva tagliata con la lama.
Anche questo attrezzo veniva costruito nelle forgie dei vari paesi di Zoldo. Non a caso i 2 comuni della valle si chiamano Forno e Fusine

10a_spondarole.Siccome l' inverno era molto lungo(praticamente da Ottobre a Maggio) oltre all' attività indispensabile alla cura degli animali, mucche maiali galline ecc. avanzava del tempo per la lavorazione del legno. Nella foto si vedono pialle sagomate e pialle lisce dette
spondarole.

10b_spondarole

10c_spondarole_particolare

11_piana_per_imbel.11 e 12 sono le foto di una pialla sagomata particolare detta "piana da imbel". Serviva per decorare i profili delle porte, in particolare la parte contenuta nel telaio chiamata specchio (ovviamente in legno).

12_piana_per_imbel

16_cionc.16 17 18 19 sono tutti collegati. Il cionc come si vede è di legno e veniva fissato al fumath (una corda piatta fatta con intreccio di cuoio ricavato dalla pelle degli animali)
con un nodo chiamato inthiscia (grop sul cionc) grop = nodo. Tutto questo serviva per creare al col del fen, un cubo di fieno un metro per 2 circa del peso da 50 70 KG a secondo di chi lo portava.
Si caricava sulla testa e veniva portato nel fienile direttamente dal prato anche a km di distanza.

17_cionc_profilo

18_fumath

19_fumath_particolare

20_luotha.20, 21, 22. La luotha, grande slitta usata per portare nella legnaia i tronchi preparati nel bosco durante l'estate.
Il trasporto della legna veniva effettuato al mese di Marzo grazie ad un fenomeno naturale chiamato "tolech".
Dovete sapere che al mese di Marzo il sole è abbastanza forte e riesce a sciolgliere la neve in superfice dalle ore 11.00 in poi.
Questa neve sciolta si ghiaccia durante la notte e forma uno strato in grado di sopportare grossi pesi, per cui senza ciaspole si riusciva a portare la luoda nel bosco, caricare la legna e trasportarla a casa. Il tutto doveva essere effettuato entro le 11.00 del mattino
altrimenti la luotha sarebbe sprofondata con il suo carico anche 2 metri nella neve. Il prenth era il freno applicato sul lato della luotha per frenare sui pendii più ripidi. Una impresa da professionisti visti i quintali di legna caricata sulla luotha.

21_prenth_freno_luotha

22_prenth_particolare

26_canula. Attrezzo per tagliare le canne alte anche 2 metri con una infiorescenza bianca che crescono nei prati non tagliati, servivano per il
giaciglio per le mucche.

27_arthon

28_arthon_particolare

29a_cother

29_bate_la_fauth. La parte inferiore veniva conficcata in un tronco e con il martello apposito si affilava la falce
dopo il lavoro giornaliero. Durante il taglio dell' erba si usava la pietra per affilare contenuta nel Coder (di legno riempito di acqua).
A questo proposito vorrei segnalare che esistevano dei professionisti che venivano dalla pianura Veneta per tagliare l' erba, erano chiamati "segador" Esiste un aneddoto che però non posso raccontare in questa sede, di tre segador che stavano tagliando l' erba sul Col de la Menestra appena passato Fusine. Riguardo alla ragazza che portava da mangiare a questi segador menestra e luganega. Da questo fatto il posto è stato nominato el col de la menestra.
A buon intenditore bastano poche parole.

30_brostola_orth.In 30,31 e 31a abbiamo la parte dedicata all' orzo (una delle poche coltivazioni che davano risultati soddisfacenti oltre alla patata fava verdure e verze).
Questa sfera divisa in due serviva per abbrostolare l' orzo rigirandola in continuazione sul fuoco. Una volta raggiunto il giusto grado di cottura si macinava nel masenin da orth e si faceva poi il caffè di solo orzo.

31a_masenin_da_orth

31_brostola_orth

32_calvia_sesole_pesta_tha_lasagnete. In questa foto si vede il contenitore chiamato "CALVIA" molto importante in quanto era l' unità di misura dei semi necessari per coltivare un campo.
Abbiamo poi le sesole (le palette bianche) che servivano per i semi e per la farina. In alto abbiamo un coltello chiamato pesta da lasagnete (le avevamo anche noi le lasagne non solo i Bolognesi). La loro morte era, una volta bollite, versare del burro fuso e ricoprire di ricotta
affumicata. Una squisitezza che è tuttora valida. Allo stesso modo si cucinavano gli gnocchi di patate. E visto che siamo in tema di cibo un' altra prelibatezza era menestra de orz (orzo cotto nel latte con cotenna di maiale) e poi nelle feste grandi si facevano le fuoie rostide (foglie arrostite o galani di Venezia, frittelle).
Come dice una canzone popolare Milanese: crapa pelada l'ha fa i turtei el ghe na da minga ai so fradei, i fradei an fa la fritada e ghe nan da minga a crapa pelada.

33_campane_e_brondine.Queste si allacciavano al collo delle mucche per portarle al pascolo estivo. Quando si arrivava a Maggio/Giugno e la neve se ne era andata si trasferivano le mucche dalle stalle alle casere(alpeggi) e a turno una famiglia al giorno era incaricata di portare al pascolo nei boschi le mucche di tutto il paese al pascolo. Si portava il cauderin (pentola per la polenta) e a mezzogiorno si faceva la polenta su un fuoco improvvisato con delle pietre che servivano da fornello. A questo proposito vorrei ricordare che la farina da polenta veniva dalla pianura veneta dove una volta l' anno un gruppo di ragazze si recavano con un carretto trainato a mano contenente prodotti del luogo: formaggio burro ecc. che venivano poi scambiati con i prodotti della pianura trevigiana, in primis farina da polenta bianca e altri prodotti che non era possibile coltivare a Zoldo. Vorrei raccontarvi un aneddoto a proposito raccontatomi da mia madre che è del 1928.
Era tempo di guerra. Durante il rientro dalla pianura si trovarono a salire il passo di Fadalto quando due militari Tedeschi armati gli si fecero incontro, prima furono assalite dalla paura ma con grande sorpresa i due militari si misero a spingere il carro insieme a loro e una ragazza del gruppo che conosceva il tedesco sentì dire "ma guarda che vita deve fare questa povera gente".

34_caspe. Adesso le chiamano ciaspole ma Zoldo si chiamano caspe. Ce ne sono due modelli, quello in fotografia serviva per camminare sulla neve fresca, mentre l' atro tipo arrotondato di circa 40 cm di diametro serviva per creare una strada nella neve per poter trascinare la luotha.
I pochi che ancora usano fare queste cose sono arrabbiati con i turisti che con ciaspole o sci con pelli di foca gli rovinano il percorso e spesso li obbliga a crearsi una strada alternativa per ovviare agli inconvenienti creati dai turisti.
Dovrebbero essere questi ultimi a scegliere strade alternative per non mettere in difficoltà chi pratica ancora questa attività.

35_cavestre_broca_thof.35, 36 fanno parte di un altro capitolo; si tratta di attrezzi necessari per portare il fieno da posti lontani, anche diversi chilometri con l'uso del carro a quattro ruote trascinato da due buoi. Il thof era il collare da applicare sul collo dei buoi,
Quello appoggiato sulla sedia è del 1780. Il tutto veniva applicato al collo dei buoi con l'utilizzo di corde di pelle sagomate(coram) che si agganciavano al tirante del carro. Thof è il giogo di legno sagomato, cavestre, broca e therthe servivano per legare il giogo al timon chivisuol (asta di legno che stava
in mezzo ai due buoi e attaccato al carro).

36b_mozzo_ruota

36c_mozzo_ruota

36_cavestre_e_broca

37a_garth

36_corlet.O corle da desothe, penso non abbia bisogno di particolari spiegazioni. Si usava per filare la lana di pecora dopo averla passata nel garth(37a) sono delle spazzole di legno di 15 per 20 cm. con parecchi aghi di ferro.
Parlando di pecore si racconta ancora oggi che sulle mandre (il piano ai piedi del Pelmo lato Zoldo) un fulmine uccise un centinaio di pecore, il pastore si salvò per miracolo. Questo suggerisce di stare molto attenti quando ci sono temporali, non ripararsi sotto le piante e non sostare in zone elevate.

39a_marco.Da 39a 41 abbiamo quanto serviva per far seccare la fava sui faver(41_faver_con il Pelmo). Una persona era incaricata di salire sul faver, piazzare la cavaleta sui tronchi orizzontali con agganciata la thirela (perno a mò di carrucola) e il marco agganciato ad una corda di 10 metri detto fum (il doppio del fumath per il fieno). La persona che stava a terra agganciava sul marco le piante di fava e poi tirando il fum portava in alto la fava che veniva posata a cavallo dei legni per farla seccare. In questo modo si poteva avere una riserva di cibo per tutto l'inverno. Uno dei tanti modi per consumare la fava era di abbrustolirla sui cerchi della fornela (cucina economica). Lo so che questo argomento può generare ilarità nei più maliziosi, ma purtroppo è il destino di noi maschi, prima o poi la "fava" si seccherà anche senza appenderla al faver :-((

40_cavaleta_particolare

41_faver_con il Pelmo

42_denti_rastrello_grezzi. Da 42 a 51 abbiamo una serie di attrezzi che servivano per costruire un rastrello in legno per il fieno. Partiamo dal tornio che sembra una macchina di Leonardo da Vinci (d'altronde l'ingegno a Zoldo non manca). Questo tornio serviva per praticare i fori dove sarebbero poi stati inseriti i denti dello stesso. Girando il tornio a mano si perforava il primo buco, poi si infilava il perno(49) nel buco appena fatto e si procedeva con il secondo buco e così via (questo dava una precisione millimetrica tra un dente e l' altro).
Poi si procedeva alla sagomatura del dente grezzo facendolo passare nel travel usando il mathucol. Una volta rifinito il dente si infilava nei buchi usando sempre il mathucol di legno. Detto così può sembrare banale e invece erano delle vere e proprie opere d'arte.

43_mathucol_per_restel

44_mathucol_per_restel

45_travel

46_travel_particolare

47_tornio_per_rastrelli

48_tornio_per_rastrelli

49_tornio_per_rastrelli_particolare.

50_tornio_per_rastrelli_particolare

51_tornio_per_rastrelli_particolare.

52_ferel. Era un'attrezzo snodato che serviva per battere l'orzo il frumento e la fava per separarli dalla pula e renderli adatti alla cottura o alla macina nel caso del frumento.
Ferelin è il legno lungo da impugare, coretha è il laccio di cuoio che unisce il ferelin
alla vergola,legno corto che batteva i semi.

53_ferel

54_fricola.Era praticamente uno zaino di legno, serviva per portare sulla schiena dei pesi oppure anche i bambini.

55_fricola

57_grif.Ramponi da applicare sotto la suola degli scarponi per non scivolare sul ghiaccio.

58_munega.Serviva da scalda letto, si metteva sotto le coperte con un contenitore riempito di bronthe (brace)
e si toglieva al momento di andare a letto. Allora non si usavano nemmeno gli scuri perchè appena faceva chiaro
bisognava alzarsi per andare a mungere le mucche e pulire la stalla. La temperatura nelle camere da letto era molto bassa in inverno, tanto che quando ci si alzava i vetri erano pieni di fiori di ghiaccio e la pipì era gelata nel vasino.

59_pegna.59, 60. Era lo strumento per fare il burro. Si versava nel contenitore la panna raccolta sopra il latte lasciato a riposo e poi una volta messo il coperchio si tirava su e giù il manico di legno(tarnecol) fino a quando la panna si rapprendeva e si trasformava in burro passando nelle fessure del legno tondo detto thancola.

60_pegna.

61a_raffetto.61, 61a, raffetto, era uno strumento che serviva per incidere nel legno due righe, una bassa ed una pù alta.
Sui due legni sottili e lunghi sono applicate delle piccole puntine di ferro, una volta impostata la misura si passavano una alla volta le due puntine che tracciavano il giusto spessore
della brega (asse di legno) da ritagliare con gli atrezzi opportuni. Per esempio la spartithora che segue.

62_spartithora.Serviva per ricavare le assi dai tronchi (praticamente una segheria a mano). Quella in mezzo in verticale è una lama di sega. Il tronco veniva appoggiato su un supporto orizzontale
alto circa 2 metri, poi una persona si posizionava sul supporto e l' altra a terra, aggrappandosi alle maniglie sopra e sotto le due persone tiravano uno in su e l'altro in giù im modo da ottenere dal tronco l' asse di legno (brega). Altro che i palestrati del giorno d'oggi.

63_stampino.63, 64, stampino per cera lacca, veniva usato per marchiare la cera lacca che sigillava le buste da spedire. La base è di circa 4 cm di diametro. Non siamo in grado di sapere quale fosse il nome in Zoldano.

64_stampino_particolare

65_stathiera_e_balanthon. La stadiera, a sinistra, era una bilancia. Chi ha una certa età si ricorderà
che negli anni 50/60 si usava anche al mercato per pesare frutta verdura ecc.
Il balanthon (quello con il secchio di rame) si usava invece per pesare le granaglie.

67_strentor.Lungo circa un metro si usava per tenere insieme i legni da incollare.
Il legno centrale era regolabile e si fissava con il cuneo che si intravvede sul lato.

68_taia_pan.Strumento da cucina usato per tagliare il pane. Certo che doveva essere ben duro il pane
per creare uno strumento di questo tipo per tagliarlo.

69_thampedon.69, 70, si utilizzava per portare i secchi d'acqua in casa dal festil (fontana) in quanto non esisteva ancora l'acqua corrente nelle case ma solo il lavandino in granigliato che era dotato di scarico.

70_thampedon

71_tornio_da_legno.Probabilmente manca qualche pezzo. Si utilizzava per costruire sagome di legno tondo, come le gambe del tavolo per esempio oppure abbellimenti per mobili.

72_trapanino_a _mano.72, 73. Si arrotolava la cordicina sul manico poi con le due mani si tirava in giù il legno orizzontale fissato alla corda, una volta arrivati in basso la pietra rotonda
faceva da volano e riarrotolava la corda sul perno. Era sufficiente accompagnare dolcemente il legno orizzontale e il trapanino continuava a girare.

73_trapanino_a _mano

74_trivele_crothola_rocche_da_filą. Attrezzi vari. A partire da sinistra abbiamo la piera per piane una pietra per affilare
pialle scalpelli ecc. poi rocca da filà (2 in legno) da applicare al corlet per filare la lana.
Due trivele da legn (per fare i buchi nel legno), e la crothola de la fauth,manico di legno da inserire sul legno lungo che tiene la falce.

75_vant_de_la_fava.Circa 50 cm di diametro, si usava per ripulire le granaglie dalla pula e altre parti non commestbili facendo saltare al vento le granaglie.